Rubrica: “Narrazioni del passato” a cura dell’archeologa Flegrea Milena Costagliola.
Ph Milena Costagliola ©2021
Il filone intitolato “Il lusso tiberiano” èun focus, un “viaggio” nel tempo attraverso le spettacolari immagini e la narrazione delle vicissitudini dell’imperatore Tiberio nelle due località, che tuttora, sono tra le più belle del “Bel Paese”: Sperlonga e Capri.
La Perla bianca del Lazio e l’Isola Blu della Campania unite da un’unica storia.
Sperlonga e Capri, unite da sempre dal mare e dalla storia
SPERLONGA di Milena Costagliola
Tra le tante affinità che si annoverano tra il Lazio e la Campania sono il mare, la storia e l’imperatore Tiberio (42 a.C.- 37 d.C.) con le sue villae maritimae.
Sperlonga, “perla del Mediterraneo”, sorge su uno sperone roccioso a picco sul mare, nel tratto di costa del basso Lazio, a metà strada circa tra il Golfo del Circeo e il Golfo di Gaeta.
Il promontorio da cui svetta fa parte della catena montuosa dei Monti Aurunci, nel suo tratto finale che si protende sulle acque cristalline del Mar Tirreno, in provincia di Latina.
Tutt’intorno, il territorio è perlopiù pianeggiante.
In alcuni punti, la costa è molto frastagliata: speroni di roccia si gettano in mare dando vita a piccole grotte naturali che denominano il borgo, “Sperlonga”.
Le prime tracce
Le prime tracce di un insediamento umano risalgono al paleolitico, ma è in età romana che Sperlonga ha acquisito fascino e bellezza, per merito della costruzione di numerose ville di cui ancora oggi si possono ammirare i resti.
Una su tutte è la villa dell’imperatore Tiberio.
La sua particolarità consiste nella presenza di una grotta naturale, chiamata “grotta di Tiberio”, inglobata all’interno della villa e utilizzata come sala da pranzo estiva. Furono installati affascinanti giochi d’acqua, straordinarie decorazioni marmoree e gruppi scultorei del ciclo di Ulisse.
Nel Medioevo…
Durante il periodo medioevale, la città di Sperlonga divenne un pittoresco villaggio di pescatori, spesso al centro di devastanti incursioni dei pirati che più volte lo distrussero.
L’intero paese fu ricostruito dopo il XVII secolo, ma rimangono splendide testimonianze del suo passato più remoto.
Il paese conserva ancora meravigliose opere d’architettura medioevale, come il Palazzo Sabella (la cui facciata fu ricostruita nel ‘500), ma soprattutto romana.
Un tempo, il villaggio era un vero e proprio castello circondato da mura fortificate e da torri di avvistamento.
Di tutto questo rimangono le due porte d’accesso – Portella e Porta Marina – e tre torrioni che svettano nel cuore più antico del paese: la Torre Truglia, la Torre Centrale e la Torre del Nibbio.
Torre Truglia fu eretta nel 1532 sui resti di una precedente torre d’avvistamento di età romana sulla punta del promontorio su cui sorge il borgo di Sperlonga.
Dopo la distruzione compiuta per mano dei pirati del corsaro Barbarossa, Sperlonga fu ricostruita nel 1611, ma nuovamente distrutta dai turchi nel 1623.
Dalla seconda metà dell’800 fino agli inizi degli anni ’70.
Tra il 1870 e il 1969 fu utilizzata come sede per la Guardia di Finanza, mentre successivamente divenne sede del Centro Educazione dell’Ambiente Marino del Parco Naturale Regionale Riviera d’Ulisse.
La TORRE TRUGLIA si presenta come un bastione a pianta rettangolare rinforzato negli spigoli da quattro contrafforti.
Questi svolgevano anche una funzione difensiva: non offrendo una parete verticale, ma inclinata; la torre sarebbe stata difficilmente insidiata dai nemici con delle scale.
Dalla roccia all’ombra della Torre Truglia sgorga acqua dolce e freddissima che sfocia alla “spiaggia della sorgente”, caratterizzata da una piccola insenatura di sabbia dove si è formata una piccola vasca.
Un tempo questa era la principale fonte di approvvigionamento idrico del paese; oggi è un’attrazione bellissima.
Altre splendide testimonianze del passato sono le piccole chiesette come la Cappella di San Rocco e la Chiesa di Santa Maria di Sperlonga, risalente addirittura al 1135.
Ma il fiore all’occhiello della città di Sperlonga è la già citata villa marittima dell’imperatore Tiberio e la grotta, o meglio la “spelunca”, il triclinio-ninfeo.
LA “SPELUNGA”
La villa si estendeva lungo la spiaggia laziale per m. 300, e comprendeva la residenza imperiale di tutta la corte, le caserme per la truppa con le stalle, l’impianto termale e le piscine antistanti la grotta, destinate all’itticoltura e la splendida grotta decorata con statue marmoree e tessere musive, realizzata agli inizi del I d.C. insieme a un lungo portico a due navate, altri ambienti di servizio più volte ristrutturati, una fornace e un forno per la cottura del pane.
“Il lusso tiberiano”
La villa fu abbandonata nel 26 d.C., perché erano franati dei sassi dalla volta, ma probabilmente per effetto di un’alluvione che ne aveva compromesso la stabilità, inducendo Tiberio a trasferirsi a Capri.
La villa era costituita da diversi edifici disposti su terrazze rivolte verso il mare.
Le prime strutture sono relative a una villa di epoca tardo-repubblicana, forse appartenuta a Aufidio Lurco, nonno materno di Livia.
La grotta era utilizzata da Tiberio e la sua corte come sala per relax e convivi, era di una bellezza incredibile, avendo fatto porre al suo interno alcuni gruppi marmorei (in parte ritrovati e o ricostituiti) di nobilissima arte e per la maggior parte dedicati alle vicissitudini di Ulisse.
La grotta comprende una vasta cavità principale, preceduta da una ampia vasca rettangolare (peschiera) con acqua marina, al cui centro era stata realizzata un’isola artificiale che ospitava la caenatio (sala da pranzo) estiva.
La vasca, oggi abitata da varie specie di pesci, comunicava con una piscina circolare (diametro di 12 m), posta all’interno della grotta, dove era stato collocato il gruppo di Scilla.
Sulla cavità principale si aprivano due ambienti minori: a sinistra un ambiente a ferro di cavallo, con in fondo un triclinio, e a destra un ninfeo con piccole cascate e giochi d’acqua, in fondo al quale si apriva una nicchia che ospitava il gruppo dell’accecamento di Polifemo.
Tra la piscina circolare e la vasca quadrata erano collocati due gruppi scultorei più piccoli: il Rapimento del Palladio e il gruppo di Ulisse che trascina il corpo di Achille (copia del quale, mutila e frammentaria è l’attuale statua del Pasquino a Roma).
Una scultura con Ganimede rapito dall’aquila di Zeus era invece posta in alto sopra l’apertura della grotta, oggi è collocata una copia.
Il trasferimento dell’imperatore Tiberio nell’isola di Capri.
L’accesso alla villa è dal Museo Nazionale Archeologico di Sperlonga, fino a raggiungere l’interno della grotta.
Il Museo è stato aperto nel 1963 e si compone anche di alcuni grandi ambienti realizzati per l’esposizione degli antichi marmi a soggetto “omerico”.
L’attuale area archeologica è prossima a un’oasi naturale e quindi l’ambiente è nell’insieme molto interessante.
Ristrutturata e adattata alle nuove esigenze, dopo una frana, che l’imperatore dovette giudicare di cattivo auspicio, Tiberio lasciò Sperlonga per stabilirsi in altre sue ville.
Gli storici riferirono, infatti, che mentre l’imperatore Tiberio era a un simposio nella grotta di Sperlonga si staccarono alcuni massi dalla volta travolgendo tre schiavi, ma il prefetto Seiano, al quale Tiberio aveva già delegato molti poteri, fece col suo corpo scudo all’imperatore, acquisendo maggior prestigio ai suoi occhi.
Dopo l’incidente l’imperatore si rifugiò nelle sue ville campane di Nola e Capri.
Prossima pubblicazione della rubrica “Narrazioni del passato” sul filone “Il lusso tiberiano”: Il trasferimento dell’imperatore Tiberio sull’isola di Capri.
Milena Costagliola
Sperlonga e Capri
Unite dal mare e dalla storia
Laurea Quadriennale (V.O.) : Conservazione dei Beni Culturali, indirizzo Archeologico (Archeologia Subacquea) presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa.
Specializzazione in Archeologia Classica presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro
www.giusyercole.it
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