Milano – Leonardo, Milano e la sua Vigna con la narrazione di Lisetta De Simeis
Di LISETTA De Simeis
Milano – Leonardo, Milano e la sua Vigna.
Questo viaggio ha inizio con la lettura di un libro donatomi per questo Natale, dalle mie figlie Maira Clara e Camilla Sole.
Durante la lettura del libro “LEONARDO DA VINCI E IL VINO” di Luca Maroni, mi addentro sempre di più nella natura umana di Leonardo, spogliandolo delle vesti del genio mirabile e indiscusso che noi tutti conosciamo. Inizio a scoprire così un uomo che amava il vino, “divino livore dell’uva” scriveva il grande Genio nei suo appunti.
Eh sì Leonardo, considerava il vino come il figlio della vite, dell’uva, emblema del miracolo della natura, che ostinata “hostinato rigore” porta al “buon frutto”. (Foglio 12701 recto Castello di Windsor Biblioteca Reale)
Ed io voglio iniziare il mio racconto partendo da Leonardo figlio, quel bambino che piccolissimo giocava nei campi e nei vigneti posseduti dalla sua famiglia in toscana. E lì che imparava e disegnare sulla sabbia, sulla creta, sui pezzi di legno, forse è da lì che nasce il suo amore incondizionato e persistente per la sua adorata vigna ricevuta in dono nel 1498 da Ludovico il Moro, duca di Milano. Era un modo per sentirsi “a casa” in quella Milano, dove il genio soggiornò per 18 anni.
Nessuna Altra città del globo ha un terreno ancora oggi camminabile di proprietà di Leonardo da Vinci. Una porzione di suolo da Lui posseduta, vissuta, curata, coltivata, mantenuta, quindi donata in testamento ai due uomini spiritualmente a Lui più intimi e vicini: ai sui fedeli e amati discepoli, famigliari, allievi e servitori.
(Scrive Luca Maroni nel suo libro a pagina 105).
Nel testamento Leonardo lascia che la sua vigna sia suddivisa in due lotti uguali: uno a Giovanbattista Villani, suo fedele servitore e l’altro a Gian Giacomo Caprotti allievo prediletto
Ma torniamo al mio viaggio… parto da casa mia in zona Città studi, arrivata a Cadorna chiudo gli occhi ed immagino di calarmi nel tempo, tentando di assaporare e ridisegnare con la fantasia, abiti, l’architettura rinascimentale, persone, strade, odori e profumi.
È una giornata magica, c’è un sole tiepido che ti coccola e accarezza, io sono ansiosa di visitare la Vigna di Leonardo. Appena entrata nel cortile quattrocentesco tiro un grande respiro e mi immergo letteralmente nell’ambiente.
Vengo così colpita da subito dalla visione di un tralcio di vite che presenta ancora dei grappoli, proseguendo nella visita rapita dall’arte della Casa degli Atellani, pitture attribuibili alla scuola di Luini mentre i restauri sono di Piero Portaluppi. La natura silenziosa fa da cornice a tutto il percorso.In fondo al primo cortile osservo gli affreschi dipinti nel 1533 in concomitanza delle nozze tra Francesco II Sforza e Cristina di Danimarca. Nella sala vi sono affreschi con segni zodiacali, i carri dei pianeti, una carta d’Italia, la Rosa dei venti figure che rappresentano le stagioni. Arrivo poi alla Sala dello Scalone e allo Studio di Ettore Conti. Sullo sfondo nel giardino padroneggia una fontana che anticipa il vialetto che conduce alla Vigna di Leonardo reimpiantata e riaperta al pubblico in occasione di Expo 2015, grazie all’intuizione e alla tenacia dell’analista sensoriale, Luca Maroni in collaborazione con l’università di Scienze Agrarie di Milano.
Si tratta di un terreno di quasi sedici pertiche, oltre un ettaro.
In un istante tutta la realtà diventa invisibile ed io fingo di essere nel 1500 e vedere camminare fra i filari il Maestro con i suoi fogli, i suo schizzi.
Onde di sensazioni che vanno e vengono portandosi dietro quell’ emozione che solo un sorso di vino sa dare, come un ricordo indelebile sulle labbra e nel cuore.
E chissà come sarebbe degustare La Malvasia di Milano, Anno I – imbottigliata in 330 Decanter unici e rari, la cui forma è stata trattata dal disegno di Leonardo da Vinci presente al folio 12.690 del manoscritto Codice Windsor e realizzati da Alberto Alessi nella sua azienda vinicola Cascina Eugenia.
La prima vendemmia è avvenuta il 12 Settembre 2018, le uve di Malvasia Aromatica di Candia sono state lasciate fermentare a buccia in una giara in terracotta, in prosieguo interrata secondo l’antico metodo greco-romano.
Il primo Decanter è custodito in uno scrigno di vetro, la forma è geometrica, come un diamante una pietra preziosa, è anche racchiusa una sfera contenente i 2,2 grammi della terra originale e una pergamena anastatica che certifica l’autenticità del Pezzo.
È così concludo il mio piccolo pellegrinaggio degustando un bicchiere di malvasia di Candia aromatica, color paglierino con pagliuzze dorate, profumata, intensa, elegante come la Dama con l’Ermellino dipinta da Leonardo che sovrasta regale sull’etichetta della bottiglia. Il vino è Poesia che si sprigiona al gusto con le sue note equilibrate, aromatiche morbide.
Rientro passeggiando per il centro: via dei Mercanti, galleria Vittorio Emanuele II, con l’intento di andare a salutare Leonardo in Piazza della Scala dove vi è la sua statua, dove le note scritte risuonano come un abbraccio da parte dell’umanita’ e della sua MILANO.
Lungamente Ospite in Milano dove ebbe amici discepoli e gloria.