La “bellezza nascosta” di Napoli parla il Prof. Francesco Perrillo

Docente di gestione risorse umane, Università Suor Orsola Benincasa

 

Di Giusy Ercole

 

 

Lei in una precedente intervista ha parlato di “Bellezza nascosta”

Cosa è?

Io credo che la bellezza bisogna cercarla, cioè avere gli occhi per vederla. Se non hai la giusta sensibilità e non cogli il momento, la bellezza non si rivela. Quando riesci a vederla, magari dove meno te lo aspetti (a Napoli in particolare, nel fondo di un vicolo o dietro un angolo) ti sorprende. Questo vuol dire “nascosta”, ed è forse la bellezza più magica. Perché quella evidente, quella che ti butta in faccia, il Mosè di Michelangelo o il David o la fontana di Trevi, sono bellezze già note, e dunque forse un po’ scontate.

Quali sono i danni che può causare l’overtourism?

Un fiume di gente ormai attraversa Napoli, si dice che vi siano 450000 persone in più in città per effetto del turismo. Ma dovremmo chiederci che tipo di turismo? Quello che sbarca con le navi da crociera, quello che i torpedoni della provincia o delle regioni limitrofe ti scaricano nei pressi dei luoghi da visitare? Quello mordi e fuggi, insomma? C’è un problema dunque di quantità ed uno anche di qualità. Ma questo dipende dal tipo di offerta che può dare la città. Se l’offerta è a base di babà e fritture cosa ci aspettiamo? Se invece vi fosse un’offerta organizzata di tour di arte e di spettacoli, il discorso cambierebbe. C’è un ulteriore problema, e riguarda gli abitanti della città, la vivibilità cittadina, che ormai in una serie di strade affollatissime in ogni ora è compromessa. In alcuni quartieri la movida si somma al turismo di massa creando una miscela distruttiva per la vita dei residenti. Dunque qualcosa bisogna fare, ma su questi temi l’amministrazione potrebbe fare molto, ma è immobile… è chiaro che il fenomeno riguarda anche altre città. Vorrei citare Firenze, dove invece l’amministrazione comunale è particolarmente attiva nella gestione del fenomeno, e Venezia, che però è ormai un esempio atipico di città-non città, una sorta di Disneyland per i turisti, in quanto cittadini residenti sono in via di estinzione.

Quali sono i principali siti o luoghi d’arte che sono “segreti”?

I luoghi d’arte della “segreta bellezza” (ricordo che l’espressione è di Maurizio de Giovanni) sono di due tipi: le magnifiche dimore storiche disseminate nella città e i sempre più numerosi luoghi delle fiction cinematografiche e televisive ambientate a Napoli. I primi andrebbero aperte al pubblico, ed in particolare alle scuole, mediante un accordo tra pubblico (il Comune) e i privati, perché sono dei veri e propri contenitori di storia e di storie, oltre a rivelare una straordinaria bellezza architettonica (si pensi ad esempio al Palazzo dello Spagnuolo alla Sanità). Andrebbero messi in un circuito organizzato, insieme ai quartieri delle fiction e ai nostri Musei, sia per arricchire l’offerta turistica, sia per produrre occupazione giovanile impegnando cooperative di giovani, come è avvenuto ad esempio per le catacombe di San Gennaro o per la Piscina Mirabilis a Bacoli. C’è poi un ulteriore luogo segreto che è Nisida, l’isola che non c’è, sottratta ai Napoletani dal carcere minorile e dalla presenza militare della Nato. Ma questo apre un altro capitolo. Ho potuto visitare Nisida e vi assicuro che è una spettacolare bellezza, proprio di rimpetto al Capo di Posillipo.

Un buona gestione del turismo quali benefici può produrre?

Come dicevo i benefici sono almeno due: vivibilità e occupazione. Scusate se è poco. Ma il punto è che ci vorrebbe davvero poco per realizzarli: sono le piccole cose quelle che generano grandi cose, ma serve volontà e un po’ di iniziativa più che fondi. Passione e amore per Napoli, soprattutto.