Il Pugile e la Vittoria, due straordinari bronzi di età ellenistica e romana per la prima volta insieme a Brescia, esposti in un’evocativa installazione artistica site specific del maestro spagnolo Juan Navarro Baldeweg presso il Parco archeologico di Brescia Romana, sito UNESCO.
L’ambizioso progetto permette di compiere un confronto culturale tra due assoluti capolavori dell’arte occidentale e sigla un nuovo prezioso tassello del programma di valorizzazione e riqualificazione che Fondazione Brescia Musei sta sviluppando intorno all’area archeologica di Brixia romana.
Tramite il Pugilatore in riposo e la Vittoria Alata, entrambi protagonisti di recenti valorizzazioni e restauri epocali, Fondazione Brescia Musei si protende verso l’arte fondativa della cultura europea, suggellando il rapporto tra la Vittoria bresciana e la cultura ellenistica e romana. Il tema astratto che lega questi due straordinari bronzi, nell’assenza e nella personificazione, è quello del successo, di un esito positivo, della vittoria appunto.
Il progetto espositivo sarà l’occasione per ridurre la distanza che ha separato le due opere in antico, con una triangolazione di elementi che grazie all’allestimento permetterà comunque di comprenderla, ma nello stesso tempo di cogliere i numerosi fili rossi che le legano.
Nello spazio dell’aula del Capitolium si insinuerà un racconto visivo, spaziale, in cui l’invocazione del Pugile, che chiede protezione, si incanala attraverso il riflesso speculare della Vittoria Alata, con contrappunti armonici e l’aiuto di un cristallo specchiante, che porteranno lo spettatore a prendere parte, nel raggio di pochi metri, a una narrazione concettuale sui valori assoluti che i due capolavori rappresentano ancora oggi per l’uomo contemporaneo.
Le opere
Il Pugilatore in riposo, uno dei bronzi di più alta qualità che siano giunti a noi dal mondo antico, fu rinvenuto nel 1885 alle pendici del Quirinale, occultato tra i muri di fondazione di un tempio. Rappresenta un pugile nel momento del riposo dopo una competizione, seduto con le gambe divaricate e gli avambracci poggiati sulle cosce. La critica non è unanime nella datazione di questo capolavoro che oscilla tra il IV e il I secolo a.C.
La statua è stata realizzata in bronzo con la tecnica della fusione cava a cera persa con metodo indiretto; fusa in più parti, al busto sono saldate la testa, le braccia e la gamba sinistra, mentre la gamba destra è fusa con il torso. Ogni dettaglio è reso con soluzioni di altissima qualità estetica e sofisticatezza tecnica, con ampio utilizzo anche di metalli di colore contrastante per dare policromia e icasticità all’insieme. Le porosità e i difetti di superficie successivi alla fusione sono stati riparati con estrema cura inserendo piccoli tasselli quadrangolari. Gli occhi non sono conservati, ma dovevano essere realizzati con un materiale differente come pasta vitrea, pietre dure o avorio.
La statua della Vittoria Alata venne portata in luce la sera del 20 luglio del 1826, durante la campagna di scavi avviata nel 1823 dall’Ateneo di Scienze Lettere e Arti diBrescia, su delega della municipalità e grazie a una raccolta pubblica di fondi, nell’area del Capitolium. La realizzazione della Vittoria Alata – sappiamo oggi – è da circoscrivere a poco dopo la metà del I secolo d.C. e va ricondotta a un atelier di alto livello – da collocarsi nel territorio bresciano – che ha saputo creare un modello statuario nuovo e originale; la tecnica utilizzata è quella della fusione a cera persa cava indiretta, che richiede grande maestria e capacità tecnologica. Alcune parti della statua presentano tracce di doratura, lasciando intendere che il suo aspetto in antico doveva essere diverso da come la percepiamo oggi. La presenza di questa statua, con un significato così strettamente legato a una battaglia militare, lascia supporre che si possa trattare di un dono fatto dalla casa imperiale a Brixia per il supporto dato in un evento militare, forse proprio gli scontri del 69 d.C. verificatisi tra Brixia e Cremona tra gli eserciti di Vespasiano, Ottone e Vitellio. Brescia supportò il primo, che risultò vincitore; il nome di Vespasiano è ricordato anche nel frontone del Capitolium dove non si esclude che la statua fosse esposta.
1 / 13