COMUNICATO STAMPA – 10 dicembre 2024

Il dipinto, realizzato all’incirca nel 1625, è di un collezionista privato in Svizzera

Van Dyck, torna alla luce una preziosa

Madonna con Bambino di quattro secoli fa

Silvano Vinceti ha coordinato gli esami tecnico-scientifici sull’opera, attribuita da noti storici

ed esperti all’artista fiammingo con interventi della sua bottega d’arte

Torna alla luce un prezioso dipinto di Van Dyck e bottega realizzato quattro secoli fa e di cui si

erano perse le tracce. Una “Madonna con Bambino” che, come attestato negli anni novanta del

secolo scorso da ben cinque noti e autorevoli storici dell’arte italiani e stranieri, è una delle t re

opere con analogo soggetto realizzate con l’intervento del grande pittore fiammingo. Le altre

sono conservate nel Metropolitan Museum of Art di New York e nella collezione della Bob Jones

University di Greenville (South Carolina).

L’opera rivelata ora, un olio su tavola di 61 x 48,2 centimetri, è di un collezionista privato

residente nel Canton Ticino in Svizzera. Ad avvalorare quanto certificato dagli storici, tra aprile e

maggio di quest’anno sul dipinto sono stati anche effettuati esami tecnico-scientifici dal

Laboratorio Diagnostico per i Beni Culturali dell’Università di Bologna, sede di Ravenna, in

collaborazione con l’ing. Pascal Cotte (Lumière Technology), esperto di fama mondiale che, tra i

tanti incarichi svolti in passato, può vantare quello ricevuto nel 2002 dal prestigioso museo del

Louvre per compiere un accurato esame tecnico-radiologico sulla Gioconda di Leonardo da Vinci.

Lo storico, ricercatore e scrittore Silvano Vinceti – Presidente del Comitato Nazionale per la

Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali e del Centro Studi Leonardeschi – ha

coordinato il minuzioso lavoro di ricerca e indagine sul dipinto. “Sulla base di quanto esposto della

ricca documentazione – afferma – e limitandomi a trarre conclusioni attenendomi fedelmente ai dati

disponibili, posso asserire che l’opera ‘Madonna con Bambino’ sia stata realizzata da Van Dyck con

l’intervento di maestri della sua bottega. Il dipinto “Madonna con Bambino” raffigura la Vergine

con in grembo il piccolo Gesu bambino. La Vergine Maria, seduta e di tre quarti, indossa una veste

rossa coperta da un manto blu e presenta un drappo bruno che le vela parzialmente il capo

scivolandole lungo la spalla sinistra. Il Bambino, nudo e con il busto rivolto verso la Madre, è posto

su un drappo bianco tra le gambe della Vergine e poggia delicatamente il viso sul seno materno

nascondendolo all’osservatore. Sullo sfondo si intravvede un paesaggio”.

 

Antoon van Dyck (Anversa, 22 marzo 1599 – Londra, 9 dicembre 1641), miglior discepolo di

Rubens, durante la sua lunga permanenza in Italia realizzò una serie di dipinti di piccolo formato

dedicati al tema della Madonna con il Bambino, suggestionato dalle opere di analogo soggetto di

derivazione tizianesca. Van Dyck fu particolarmente attratto da questo soggetto tanto da farne il fil

rouge del suo soggiorno italiano, non solo per quanto riguarda i suoi sketch personali ma anche per

le opere destinate alla devozione privata commissionategli sia nella penisola italiana sia durante il

secondo periodo ad Anversa. Queste Madonne indagano, il piu delle volte, il compassionevole

rapporto tra Madre e Figlio, secondo lo schema compositivo, derivato dalla tradizione bizantina,

della “Madonna Eleusa” (detta anche “della tenerezza”), molto diffusa nel contesto devozionistico

italiano.

 

“Entrando piu nel dettaglio – spiega Vinceti – tra gli storici dell’arte che negli anni novanta

esaminarono minuziosamente l’opera ora rivelata al grande pubblico ci sono esperti della pittura

fiamminga e, in particolare, di Van Dyck. A partire dallo spagnolo Matias Diaz Padron, per

decenni esperto di riferimento del Museo del Prado, autore di una monografia su Van Dyck, e

dall’americano Erik Larsen, all’epoca massimo esperto mondiale per l’opera di Van Dyck e

autore di una corposa monografia sul grande pittore fiammingo. Occorre quindi aggiungere due

italiani, lo storico dell’arte Enzo Carli e l’esperto Luigi Armondi, e infine un altro straniero di

raffinata conoscenza dei fiamminghi e di Van Dyck, l’inglese Michael Jaffè. Alcuni di questi

storici dell’arte hanno avuto prestigiosi incarichi accademici e riconoscimenti istituzionali, altri si

sono distinti per le loro ricerche e le decine di pubblicazioni inerenti grandi artisti del passato con

particolare riferimento a Rubens e Van Dyck. Pur con alcune diverse sfumature e rilievi, tutte le

relazioni degli storici dell’arte, riportate in un corposo dossier, convergono nella stessa

attribuzione: Van Dyck e bottega”.

Che cosa significa “Van Dyck e bottega”? Come è noto, le botteghe furono non solo luoghi di

produzione artistica, ma anche scuole di formazione per la nuova generazione di artisti. Le prime

botteghe di arte pittorica nacquero nel Medioevo e conobbero poi nel Rinascimento uno splendore

mai raggiunto. Molti grandi pittori effettuarono copie dei propri dipinti per diversi committenti,

avvalendosi dell’intervento dei propri discepoli o affidandone completamente a loro la realizzazione

sotto una supervisione. Così fece anche Van Dyck ed esistono numerose copie dei suoi capolavori,

anche se la maggior parte sono di evidente scarsa qualità.

“E qui sta il punto. Storici ed esperti – rammenta Vinceti – già negli anni novanta hanno attestato

l’intervento diretto di Antoon Van Dick nella “Madonna con Bambino” del collezionista svizzero.

Enzo Carli sottolineò, tra l’altro, che con evidenza fu proprio il pittore fiammingo a dipingere

le parti più impegnative come, ad esempio ‘lo splendente nudo del Bambino, il suo volto

fiorente e tenero, e quello stesso della Madonna’…”.

Tornando, infine, ai complessi ed articolati esami diagnostici e storico-tecnici effettuati

sull’opera, vanno citati in estrema sintesi, tra i principali: imaging multispettrale e tecnica L.A.M. a

supporto della valutazione dello stato di conservazione e della tecnica esecutiva; microscopia

digitale; analisi chimico-fisiche; spettroscopia di fluorescenza di raggi X; analisi della sezione

stratigrafica.

Sulla base degli esami compiuti viene certificato che il dipinto venne realizzato proprio nella

bottega di Va Dick e in uno specifico periodo della vita artistica del grande pittore fiammingo.

Presumibilmente alla fine del suo soggiorno in Italia, all’incirca nel 1625.